Naar 6 anni, 12 giorni nel mezzo del mediterraneo, su una bagnarola
schiacciato con 250 Siriani e Palestinesi in balia dei trafficanti e del mare
in tempesta. Dhaki, un anziano
signore proveniente dalla capitale della Siria, Damasco Siria faceva
l’insegnante di lingua e che con due figli sul punto di diventare adulti, si è
visto costretto ad abbandonare il suo paese, anche se non avrebbe mai voluto. Iyad, il padre di un bambino, aveva un
negozio di telefonia, distrutto in seguito ad un bombardamento.
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"Gli ultimi" di Cristiano Guitarrini - olio su tela, cm130x80 - |
Sono le storie, raccontate da
operatori e volontari dell'UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
Rifugiati) di coloro che ce l’hanno fatta ad arrivare in Italia dopo mesi di
viaggio, scappati da paesi dove la guerra e la povertà uccidono non solo le
persone ma anche il futuro. Sono persone in cerca di migliori condizioni di
vita, di sicurezza o in cerca di protezione internazionale perché perseguitate
nei loro paesi, o perché fuggiti da guerre e conflitti. L’art. 10 della nostra Costituzione, la
Convezione di Ginevra, quella di Dublino e il nostro senso di appartenenza al
genere umano ci dicono che sarebbe doveroso intervenire in queste emergenze
umanitarie senza girarsi dall’altra parte, indifferenti al grido d’aiuto di
questi popoli.
Invece dal ‘98 sono stati “lasciati
morire” durante questa traversata della disperazione più di 16.000 persone. Nel 2011 l’ultimo anno di Ministero
del leghista Maroni agli Interni sono morti nel mediterraneo 1500 persone.
Invece dall'inizio dell’anno nonostante alcuni sforzi dell’operazione mare nostrum 500 persone. E’ incredibile
come la politica piange davanti alle bare bianche dei bambini a Lampedusa ma
poi fa poco e niente per evitare ciò che sarebbe evitabile. Anzi c’è chi specula e costruisce
la propria carriera politica facendo leva sulle paure delle persone che si
sentono sempre più insicure da un sistema economico e sociale in profonda
crisi, puntando il dito sui nuovi capri espiatori.
Sembra assurdo ma la gente è
portata a credere che se le vengono tolte le garanzie sociali, se perde il
lavoro, se non ci sono soldi per l’assistenza e se le nostre caotiche città
sono sempre più invivibili non è responsabilità delle banche, degli speculatori,
degli imprenditori disonesti che hanno approfittato e messo in ginocchio le economie
di mezzo mondo. No, è colpa di persone e bambini come Naar.
Il destino beffardo ci fa
scoprire che sono poi le stesse banche che finanziano i signori della guerra da
cui sta fuggendo proprio Iyad. Le
stesse banche salvate con le politiche dell’austerity
(tagli alla sanità, istruzione, servizi sociali, agli investimenti, alla
ricerca) e grazie ai 4500 miliardi di Euro che l’Europa ha stanziato negli
ultimi anni (quasi il 40% della ricchezza prodotta in Europa in un anno).
Purtroppo non ci sono solo i
soliti sciacalli, padani di professione che affrontano il tema in maniera
completamente sbagliata prendendosela con l’Europa “che ci lascia soli a
gestire un’emergenza umanitaria”. Per comprendere la mistificazione della
psicosi da invasione occorre confrontarci con le cifre reali: sono circa 60.000
i profughi sbarcati dall'inizio dell'anno in Italia. Un numero importante, ma
poco in confronto a ciò che accade di solito in Germania che nel 2013 sono arrivate
126.000 richieste d’asilo e in Francia 65.000; ed è niente se confrontiamo queste cifre con
il Libano, paese di 4milioni di abitati che accoglie circa 1milione di profughi
provenienti dalla Siria.
Insomma non dovrebbe essere
impossibile gestire un’emergenza come questa… se solo lo si volesse. Intanto
continuiamo a contare i morti.
*Editoriale FiniestrAperta Settembre 2014
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