Smoke: -"Quello è il mio angolo dopotutto"-

Scena 10 (pag. 41)Interno, notte. Appartamento di Auggie
Auggie e Paul sono seduti al tavolo di cucina. ln alto a destra di ogni foto c’è una piccola e
che contenitore aperto di cibo cinese, il piano è quasi interamente occupato da grandi album di fotografie con la copertina nera. In tutto sono quattordici, e sulla costola di ciascuno c’è l’annata, dal 1977 al 1990. L’album del 1987 è aperto sulle ginocchia di Paul. Primo piano di una pagina dell’album con sei foto in bianco e nero dello stesso posto: l’ angolo fra la Terza Strada e la Settima Avenue alle otto del mattino. Nell’angolo in alto a destra di ogni foto c’è una piccola etichetta bianca con la data: 9.8.87, 10.8.87, 11.8.87 eccetera. Paul volta pagina e vediamo sei foto analoghe a quelle di prima. Paul volta pagina di nuovo: stessa cosa. Un’altra pagina: stessa cosa.
PAUL (stupefatto) Sono tutte uguali.
AUGGIE (sorridendo, fiero di sè) Esatto. Più di quattromila foto dello stesso posto: l’angolo tra la Terza Strada e la Settima Avenue alle otto in punto del mattino. Quattromila giorni uno dopo l’altro fotografati con ogni sorta di tempo.
Ecco perchè non posso mai prendermi una vacanza. Devo essere là ogni mattina. Ogni mattina nello stesso posto allo stesso momento..
PAUL (sbigottito. Gira una pagina, poi un’altra) Non ho mai visto niente del genere.
A
UGGIE E’ una mia idea. Si potrebbe chiamare il lavoro di una vita.
PAUL (depone l’album e ne prende un altro, sfoglia le pagine e vede la stessa cosa. Scuote la testa sconcertato) Incredibile. (Cercando di essere cortese) Ma non sono certo d'averne colto il senso.
Voglio dire, com’è che ti è venuta l’idea?
AUGGIE Non lo so, mi è semplicemente venuta. Quello è il mio angolo dopotutto. E’ una piccolissima parte del mondo, ma le cose succedono lì come dappertutto. Questa è una cronaca del mio angolino.
PAUL (sfogliando l’album e scuotendo ancora la testa) Sono senza parole.
AUGGIE (sempre sorridendo) Non capirai mai se non rallenti, mio caro.
PAUL Che vuoi dire?
AUGGIE Che vai troppo in fretta. Quasi non le guardi, le fotografie.
PAUL Ma sono tutte uguali.
AUGGIE Il posto è lo stesso, ma ogni foto è diversa dall’altra. Ci sono le mattine col sole e quelle con le nuvole, c’è la luce estiva e quella autunnale. Ci sono i giorni feriali e quelli festivi. C’è la gente con cappotto e stivali e gente in calzoncini e maglietta. Qualche volta la gente è la stessa, qualche volta è diversa. E talvolta la gente diversa diventa la stessa mentre quella di prima scompare. La terra gira intorno al sole e ogni giorno la luce del sole colpisce la terra con un’inclinazione diversa.
PAUL (sollevando gli occhi dall’album e guardando Auggie) Rallentare, eh?
AUGGIE Si, questo è il mio consiglio. Sai com’è: domani e domani e domani, il tempo scorre a piccoli passi.
Primi piani dell’album. Le foto, una per volta, occupano tutto lo schermo. L’idea di Auggie scorre davanti ai nostri occhi: lo stesso posto alla stessa ora in diversi momenti dell’anno. Primi piani delle diverse facce di ogni foto. In foto differenti appaiono le stesse persone che qualche volta guardano l’obiettivo, qualche volta altrove. Dozzine di fotogrammi. Infine vediamo un primo piano di Ellen morta qualche mese fa, la moglie di Paul. Primo piano della faccia di Paul.
PAUL Gesù guarda, è Ellen
La cinepresa si allontana. Auggie è chino sulla spalla di Paul che indica la faccia di Ellen.
AUGGIE Sì, è lei. Compare in parecchie foto di quell’anno. Credo che stesse andando al lavoro.
PAUL (commosso fino alle lacrime) E’ Ellen, guardala, guarda il mio dolce amore.
Dissolvenza in chiusura.

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Coraggio e Su la Testa!

A volte sembra che quasi tutto vada per il verso sbagliato. Nel momento in cui stai lavorando per risolvere un problema… ecco ce ne arriva un altro.
Un po’ come un lottatore che cerca di rialzarsi facendo leva sulle sue forze residue, e poi BOOM arriva un altro colpo che lo rimette al tappeto. Sembra proprio che tutto sia contro di lui.
La tentazione è quella di mollare, di sentirsi deboli.
Qui si sentono spesso frasi fatte come: “Tutti ce l’hanno con me “, “ Occorre sopportare”, ” tanto non sarò mai felice...”, “...non ne vale la pena...”, “Quelli faranno sempre come vogliono”.
I Buddhisti chiamano questi pensieri “legna marcia” che deve essere gettata via, smaltita. Sentendoci vittime non risolviamo i problemi. Anzi spesso i problemi vengono acuiti. Quando avvengono delle crisi mettendoci in una situazione subalterna spesso peggioriamo la situazione. Ci chiudiamo, rimaniamo sulle nostre posizioni e gli altri di conseguenza rafforzano la loro posizione di potere.
Sarebbe utile in questo momento chiederti da quale responsabilità stai fuggendo. Quale potere personale non stai mettendo in gioco? Quale altre prospettive non prendi in considerazione? Quali soluzioni stai perdendo negandoti il confronto con gli altri?
Le crisi ci comunicano sempre qualcosa. Sono occasioni in cui possiamo imparare molto. Certo, è una lotta dura, a volte estrema. Da questo combattimento possiamo uscirne sempre con una maggiore consapevolezza sulle nostre priorità fondamentali … Nonostante possiamo in un giorno arrivare dall’altra parte del mondo, comunicare ovunque con chiunque, ascoltare musica in mp3 e vedere più di 1000 canali televisivi, le domande che cercano risposta sono sempre quelle da migliaia di anni:
“ Chi sono?” - “Cosa voglio essere?” - “Cosa/chi è veramente importante per me?” .
Per cui coraggio e su la testa !!!

Da vittime di violenza a protagoniste del cambiamento. Disabilità e nonviolenza

Laddove c’è discriminazione, ingiustizia e violenza in tutte le sue forme c’è uno spazio prezioso per la nonviolenza .  Le persone con disab...