Abdullah, il pericoloso capo talebano

Da Nonviolenza in Cammino del Centro Ricerche per la Pace di Viterbo
[Da "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolodel 13 agosto 2007, li' pubblicato col titolo "Abdullah, il pericoloso capotalebano", e il sommario "La testimonianza di un bambino di 12 anni sul raid Nato di giovedi' 2 agosto". Maso Notarianni, giornalista, e' impegnato nell'esperienza dell'organizzazione umanitaria Emergency e dirige "Peacereporter"]

Abdullah, il pericoloso capo talebano
La testimonianza di un bambino di 12 sul raid Nato di giovedì 2 agosto

PeaceReporter sta provando, voce isolata, a raccontare quello che accade in Afghanistan, dove la Nato, quella buona secondo il nostro ministro degli esteri, sta bombardando i villaggi del sud, facendo ogni giorno una strage di civili inermi.
I rapporti delle missioni aeree parlano sempre di talebani uccisi, talebani colpiti, assembramenti di truppe nemiche.
Questo permette ai giornali, e ai politici di conseguenza, di distinguere tra due missioni: quella cattiva, Enduring freedom, a cui partecipano gli Usa, la Gran Bretagnia e altri alleati minori e quella Isaf, a cui partecipa anche l'Italia, e che ci viene spacciata per una missione di pace.
Venerdì abbiamo pubblicato le fotografie, terribili, dei feriti di un raid della Nato di cui quasi nessuno ha dato notizia. Un raid in cui, secondo le testimonianze locali, la Nato avrebbe provocato tra le trecento e le cinquecento vittime, tra morti e feriti.
Oggi pubblichiamo questa testimonianza. A parlare è Abdullah, attraverso il racconto di un ortopedico di Emergency, Danilo Ghirelli, che lo ha incontrato nell'ospedale di Lashkargah.
Eccolo dunque, il pericoloso capo talebano colpito dalle bombe della nostra Nato.

Stamattina il giovane Abdullah, 12 anni portati bene, è in vena di confidenze e
dopo la parte ufficiale della visita medica mattutina al ward “A” che dai sorrisi e gli sbadigli dello staff nazionale e internazionale si intuisce abbia trovato il ragazzino in buone condizioni, per la prima volta racconta la sua storia. Seduto sulla carrozzina con uno scialle bianco sulle spalle inizia a parlare come se fosse l’insegnante della madrassa, accompagnando le parole con gesti misurati e una mimica che non gli avevo mai visto durante i giorni duri delle medicazioni delle tante ferite e del tempo passato a guardare il soffitto della camerata.
La audience ammutolisce si commuove e si diverte ad ascoltare il pischello che con parole da adulto fa la cronaca di un giorno iniziato come tanti altri e finito con il bilancio di due fratelli uccisi e una gamba in meno. Racconta di un campo di granturco che quella mattina stava irrigando insieme ai due fratelli un po’ più grandi di lui.
Gli chiedo se le piante erano ancora piccole e lui con lo sguardo interroga gli altri ascoltatori, interdetto da una domanda così stupida. Mi risponde che le sue piante sono più alte di me, con l’aria fiera di un vecchio contadino e la compassione verso un dichiarato incompetente. Aveva quasi finito il suo lavoro. Un rumore prima lontano e poi più distinto e familiare lo aveva fatto sobbalzare. Mentre il tuono degli aerei si avvicinava, ha guardato il cielo blu fra le foglie e le pannocchie verdi. Nell’istante successivo, il boato delle bombe e il dolore della sua gamba massacrata si fondevano in una cosa sola. Adesso, a quel ricordo, si ferma e guarda nel vuoto.
Vorremmo sapere se ha visto i suoi fratelli in quei momenti. Senza piangere e con l’aria di non volerne parlare mi risponde di no. Solo il giorno dopo aveva saputo da suo padre che erano morti sotto le bombe.
Abdullah si aggiusta lo scialle e capiamo che vuole essere lasciato solo.

Cosa è il Coaching

Il coaching è una potente relazione di collaborazione tra Coach ed una persona che vi aderisce volontariamente (coachee). Attraverso un processo di scoperta, di messa a punto di obiettivi, ed azioni strategiche si può giungere a dei risultati straordinari.
Il coaching è anche una strumento di sviluppo reciproco, in quanto la collaborazione fa evolvere sia il coach che il coachee.
Il coaching può, inoltre, aiutarti a realizzare i seguenti risultati:
  • migliorare le tue possibilità di apprendimento;
  • ottimizzare la gestione del tempo;
  • migliorare l'abilità comunicativa e relazionale;
  • utilizzare proficuamente le tue emozioni e gestire lo stress;
  • acquisire maggior sicurezza personale;
  • migliorare le tue performances lavorative, o quelle dei tuoi collaboratori;
  • sfidare i tuoi limiti;
  • sviluppare i tuoi punti di forza, o gestire un punto di debolezza.

Il coach è un catalizzatore del cambiamento e della crescita, quindi non fornisce soluzioni, ma ti aiuta ad aprire nuovi orizzonti, a darti prospettive non immaginate, a scovare le tue risorse interiori per sviluppare il tuo progetto di vita. Si focalizza sulle possibilità e sulle azioni. Per questo più che una figura di "aiuto" o "di supporto", è più corretto definire il coach una figura che opera per l'autosviluppo della persona. Infatti non avrò il ruolo di darti consigli giusti, ma posso ti aiutare a rivorgere a te stesso le domande giuste, e a utilizzare le tue risorse per trovare le risposte che più ti sono congeniali.
Il coaching è uno strumento idoneo a facilitare il raggiungimento di qualunque obiettivo. Attraverso il coaching ti conosci meglio, divieni più consapevole di ciò che vuoi e di come fare a raggiungerlo, prendi coscienza di tutte le possibilità di scelta che hai. Il coaching ti aiuta a realizzare le tue mete e a diventare ciò che hai deciso di essere, non attraverso la "delega" o l'affidamento alle risorse di un'altra persona, ma attraverso lo sviluppo delle tue risorse e del tuo potenziale.

"La nostra Paura più profonda...."


".... non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite. E' la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più. Ci domandiamo: "Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?” In realtà, chi sei tu per NON esserlo? Siamo figli dell’Universo. Il nostro giocare in piccolo non serve il mondo. Non c'è nulla di illuminato nello sminuire se stessi perché gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini. Siamo nati per rendere manifesta la gloria infinita che è dentro di noi. Non solo in alcuni di noi: è in ognuno di noi. E quando finalmente permettiamo alla nostra luce di risplendere,inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso. Quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri” …
Willianson

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